Detrattori e denigratori dell’omeopatia, nello screditare questa branca della medicina, usano spesso il concetto che essa non abbia alcun fondamento scientifico e che non abbia mai seguito il metodo scientifico nella sua teorizzazione; basta però volgere lo sguardo alla sua storia e si chiarisce come essa si fondi sul metodo scientifico e trovi una spiegazione più che plausibile sulla base di principi, quali la legge di Arndt-Schultz[1], l’ormesi[2], l’epitassia[3]; fenomeni scientifici tutti documentati e corroborati da varie pubblicazioni.
Sull’applicazione del metodo scientifico in omeopatia[4] si può partire dalla sua storia con le osservazioni di Hahnemann che dimostrò come la somministrazione di sostanze medicinali a dosi ponderali, determinava spesso effetti collaterali indesiderati; ipotizzò dunque, che le sostanze da utilizzare in sperimentazione dovessero essere diluite in modo da neutralizzare gli effetti indesiderati, ma al contempo mantenere i principi della sostanza stessa. Venne così crearsi il principio della diluizione, a partire da una tintura madre, prima decimale e poi centesimale; a questa si aggiunse la succussione (agitazione) nata per caso, come sicuro mescolamento di soluto al solvente, poi dimostratasi quale attivatore dell’efficacia farmacologica del rimedio; Hahnemann continuando a sperimentare su pazienti e su se stesso, verificò la fondatezza di questa sua seconda ipotesi, traendone i vari principi enunciati nel suo libro: L’Organon[5].
Da quanto esposto non si può non riassumere che Hahnemann utilizzasse un metodo di studio incentrato sull’osservazione, sulla formulazione di ipotesi, sulla verifica sperimentale dell’ipotesi e la ripetizione della verifica, quindi quello che comunemente si chiama metodo scientifico; tale principio poi è stato seguito dai vari Maestri omeopatici che sono succeduti ad Hahnemann. Ricordiamo le sue parole: “il compito del medico è quello di curare il malato e non quello di costruire i cosiddetti sistemi, variamente intrecciando tra loro vuote speculazioni e ipotesi concernenti la natura interna essenziale e le modalità attraverso le quali la malattia ha origine.”[5], non sono parole esempio di pragmatismo scientifico?.
Tornando alle diluizioni nella pratica omeopatica si usano diluizioni sempre più alte che raggiungono la soglia del numero di Avogadro[6], quindi con molto bassa concentrazione di sostanza attiva.
Adesso per spiegare il principio per il quale dosi molto basse di farmaco hanno effetto bisogna parlare dell’ormesi[2]; il termine fu coniato nel 1943 da Southam ed Erlich[7] per descrivere il fenomeno secondo il quale una sostanza (cedro rosso) se utilizzata in dose piena stimolava la crescita dei funghi, ma se usato in dosi bassissime uccideva tali funghi. Tale principio nel tempo fu più volte osservato e sperimentato, dimostrandosi comune in medicina e biologia[8, 9, 10,11].
Questo particolarità della chimica non è altro che il principio dell’omeopatia in cui il simile cura il simile (“similia similibus curentur”) riprendendo Ippocrate, padre della Medicina, che insegnava che per cuore bisogna scegliere due strade: la prima consiste nel curare i sintomi con il loro contrario, la seconda nel curare i sintomi con il loro simile.
Da questa osservazione Hahnemann osservò che ogni rimedio omeopatico è in grado, quando opportunamente diluito, di curare i sintomi che esso stesso provocherebbe se somministrato in dosi ponderali, riprendendo qui una deduzione di Paracelso nel 1500: è solo la dose che fa il veleno (“dosis sola facit venenum”).
Ecco qui come la medicina che si dichiara fondata sull’evidenza poi releghi un principio della chimica in secondo piano, non lo consideri solo perché questo possa spiegare il funzionamento di una branca della medicina. In tale ottica il prof E. G. Calabrese, uno dei massimi esperti di tossicologia afferma: “dato il lungo, intenso e radicato confronto tra medicina convenzionale ed omeopatia, l’ormesi non avrebbe potuto trovare collocazione peggiore, per essere presa seriamente in considerazione”[12].
Adesso consideriamo tutti quei rimedi omeopatici ultradiluiti che sono al di sotto del Numero di Avogadro[6] e nei quali non è riscontrabile nessuna traccia di principio attivo; essi, nella pratica omeopatica, sono i più potenti, quelli che hanno l’azione più profonda nell’organismo. Proprio tali rimedi sono quelli attaccati da tutti i detrattori dell’omeopatia, quelli che definiscono questa come la medicina dell’acqua fresca.
Eppure la medicina ufficiale ha dimostrato in più esperimenti come dosi sempre più basse d’istamina impediscano la degranulazione dei basofili[13], sino ad un livello in cui l’istamina diviene assente [14, 15, 16, 17, 18], fenomeno che commentato e riconosciuto è poi stato accantonato in quanto avrebbe in se la spiegazione di come una sostanza assente produca un effetto evidente e clinico.
Adesso si dovrebbe iniziare tutta la spiegazione del fenomeno della memoria dell’acqua, ma non è la sede questa; rimarchiamo solo alcuni punti, l’acqua ha principi chimici e fisici che non sono ancora spiegati, come l’aumento di volume al passaggio dallo stato liquido a quello solido (ghiaccio), o il principio dell’epitassia[3]: fenomeno fisico ampiamente sfruttato dall’industria dei microprocessori, per il quale all’interfaccia tra una fase liquida ed una solida, la fase liquida modifica la sua struttura senza che ci sia trasmissione di informazione o scambio molecolare di alcun tipo[19]. Che la stessa cosa accada all’interfaccia tra il rimedio omeopatico e l’acqua impiegata per diluirlo è un fatto del quale non è possibile non accettare.
Ancora esistono studi importanti che valutano le caratteristiche fisiche del preparato omeopatico ultradiluito, tutti riportano che si producono delle strutture che consumano energia all’interno delle soluzioni stesse[20], scoperta questa che rivoluzionerebbe tutto il concetto di soluzioni, sia omeopatiche che chimiche. A tal proposito il professor F. Franks, dell’Università di Cambridge afferma: “…senz’acqua è tutto chimica, ma aggiungete un po’ d’acqua e tutto diventa biologia!”[21] nel senso che l’acqua non è un diluente passivo, ma ha proprietà ancora non definite nell’attivazione e modulazione dei processi chimici, chimico-organici ed in ultimo biologici.
Arriviamo adesso all’ultimo punto: l’effetto placebo[22], è noto che nelle sperimentazioni di nuovi farmaci si adotti il cosiddetto metodo del doppio cieco in cui ad una parte di pazienti è somministrato il farmaco, mentre ad un altra è somministrato un placebo come controllo; tale sistema fornisce allo sperimentatore il grado di risposta del farmaco e quanto questo dipenda da una suggestione[23]; inoltre il sistema del doppio cieco permette di studiare l’effetto del farmaco al fine di ridurre la tossicità da farmaci e la spesa collegata al loro impiego. Sempre circa l’effetto placebo veri studi sono stati condotti somministrando, col sistema del doppio cieco, varie tipologie di farmaci già in uso (morfina, antidepressivi, antidolorifici)[24,25], il risultato è stato sorprendente i pazienti avevano tutti la medesima risposta positiva sia quelli che ricevevano il farmaco sia quelli che non lo ricevevano; da qui la prestigiosa rivista Science pubblicò un articolo nel quale avanzava l’idea che tutti i farmaci fossero dei placebo[23], l’articolo generò scandalo e scalpore e questi studi furono tacciati di scarsa eticità; assistiamo dunque ad un paradosso, da un lato studi che dovrebbero aprire una nuova strade nella comprensione del meccanismo d’azione dei farmaci e del potere di autoguarigione, dall’altro il ricusare tali studi scientifici; e poi, non ultimo, l’accusa dell’omeopatica di essere placebo come se questa cosa non avesse comunque un effetto nell’innescare il processo di guarigione.
Ancora se fosse davvero solo effetto placebo quello dell’Omeopatia come si spiega il fatto che qualora il Medico Omeopata prescriva un rimedio errato il paziente peggiori o accusi sintomi nuovi e non migliori?
L’omeopatia, per riassumere, è una branca della medicina che vede nel suo esercizio l’applicazione di sistematici metodi scientifici, effettuati da medici specializzati che approcciano il paziente nella sua entità di malato e di persona. Quest’ultimo punto è quello che forse da più da ribadire, il medico omeopata prende in carico il paziente tutto coi malanni fisici e disagi psicologici, accompagnandolo nel cammino verso un completo stato di benessere, di guarigione. Il medico omeopata che non ripudia mai la base tradizionale da cui si è formato, sa che il paziente è un complesso fatto di sentimenti e organi e che quando questo complesso riesce a ritrovare la propria armonia la guarigione non solo è completa, ma diviene rapida.
Il medico che sceglie di utilizzare l’omeopatia lo fa sapendo di avere a disposizione farmaci che agiscono su fondate basi scientifiche, sceglie questa via perché vuole prendersi in carico un individuo non un organo malato.
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[1] Legge di Arndt-Schultz Stimoli di debole intensità accelerano modestamente l’attività vitale, di media intensità la incrementano, di forte intensità la bloccano in parte, di elevatissima intensità la sopprimono completamente”
[2] Ormesi relazione dose/risposta caratterizzata da un effetto bifasico: molti organismi/sistemi biologici esposti ad un’ampia gamma di stimoli mostrano risposte opposte a seconda della dose.
[3] Epitassia Accrescimento, secondo una determinata orientazione cristallografica, di un materiale cristallino sulla superficie di un altro cristallo; risulta possibile solo se le due strutture cristalline hanno passo reticolare non troppo diverso.
[4] Milgrom LR: Is homeopathy possible? Journal of the Royal Society of Health, 2006; 126(5): 211–18
[5] Hahnemann SCF: Organon of Medicine, Paragr. 1 VI edi- tion, Birdcage Press, 2001
[6] Numero di Avogadro corrisponde al numero di particelle elementari, molecole o atomi presenti in una mole di sostanza, numero che comunque non è considerato una costante fondamentale. Per la sua importanza e diffusione è in ogni modo tabulato in ogni tabella di costanti fisiche.
[7] Southam CM, Erhlich J (1943) Effects of extracts of western red-cedar heartwood on certain wood-decaying fungi in culture. Phytopathology 33: 517–524.
[8] Calabrese EJ, Baldwin LA: The dose determines the stim- ulation and poison: development of a chemical hormesis data- base. Int J Toxicol, 1997; 16: 545–59
[9] Calabrese EJ, Baldwin LA, Holland CD: Hormesis:a highly generalizable and reproducible phenomenon with important implications for risk assessment. Risk Anal, 1999; 19: 261–81)
[10] Calabrese EJ: Hormesis: changing views of the dose re- sponse. Mutation Research, 2002; 511: 181–89
[11] Calabrese EJ, Blain R: The occurrence of the hormetic dose response in the toxicological literature,the hormesis database: an overview. Toxicol Appl Pharmacol, 2005; 202: 289–301
[12] Calabrese EJ: Toxicological awakening: the rebirth of hormesis as a central pillar of toxicology. Toxicol Appl Phar- macol, 2005; 204: 1–8
Davenas E, Beauvais F, Amara J, Oberbaim M., Robinzon B., Miadonna A., Tedeschit A., Pomeranz B., Fortner P., Belon P., Sainte-Laudy J., Poitevin B., Benveniste J.: Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE. Nature 1988; 333: 816–818
[13] I basofili sono quei globuli bianchi che si attivano (degranulano) nelle risposte immunitarie allergiche, stimolati dalla sostanza istamina.
[14] Hirst S J, Hayes N A, Burridge J, Pearce F L, Foreman J C. Human basophil degranula tion is not triggered by very dilute antiserum against human IgE. Nature 366: 525-527; 1993.
[15] Sainte-Laudy J, Belon P. Analysis of immunosuppressive activity of serial dilutions of histamine on human basophil activation by flow cytometry. Inflamm Res 45: S33-S34; 1996.
[16] Sainte-Laudy J, Belon P. Application of flow cytometry to the analysis of the immunosuppressive effect of histamine dilutions on human basophil activation: effect of cimetidine. Inflamm Res 46: S27-S28; 1997.
[17] Sainte-Laudy J. Modulation of allergen and anti-IgE induced human basophil activationby serial histamine dilutions. Inflamm Res 49: S5-S6; 2000.
[18] Belon P, Cumps J, Ennis M, Mannaioni P F, Sainte-Laudy J, Roberfroid M, Wiegant FA C. Inhibition of human basophil degranulation by successive histamine dilutions: results of a European multi-centre trial. Inflamm Res 48: S17-S18; 1999.
[19] Roy R,TillerWA, Bell I, Hoover MR: “The structure of liquid water; novel insights from material research; potential relevance to homeopathy” Materials Research Innovation, 2005; 9–4: 93–124
[20] EliaV, Piccoli M: Thermodynamics of extremely diluted acqueous solutions. Ann N Y Acad Sci. 1999 Jun 30;879:241-8
[21] Franks F:Water: A matrix of life. Royal Society of Chemistry, London, 2000
[22] Per Placebo si intende la somministrazione di un farmaco terapeuticamente inattivo, il cui effetto è basato sulla sola suggestione psicologica.
[23] Kaptchuk TJ: The double-blind, randomized, placebo-con- trolled trial: gold standard or golden calf? Journal of Clinical. Epidemiology, 2001;54: 541–49
[24] Zubieta J-K, Bueller JA, Jackson LR et al: Placebo Effects Mediated byEndogenous Opioid Activity on Opioid Re- ceptors. J Neurosci, 2005; 25(34): 7754–62
[25] Levine JD, Gordon NC: Influence of the method of drug ad- ministration on analgesic response. Nature, 1984; 312: 755–56
[26] Enserink M: Can the placebo be the cure? Science, 1999; 284: 238–40