La Via dei Simili e Principi di Omeopatia

Cosa è la Legge di Similitudine?

E’ il principio cardine di tutta la medicina omeopatica che già Ippocrate, quarto secolo avanti Cristo, aveva definito; primo fra tutti comprese che in Natura esistono due opposte strade per la cura delle malattie, la via dei contrari e la via dei simili.
Attraverso la via dei contrari, per poter curare le malattie vengono utilizzati trattamenti volti a contrastare le manifestazioni della malattia (terapia di opposizione). Ad esempio, se è presente uno stato infiammatorio il paziente dovrà assumere un farmaco contro l’infiammazione. Questo ciò che regola tutta la medicina tradizionale, detta anche Allopatica (Allos in greco contrario), in quanto utilizza modalità dirette contro le manifestazioni della malattia.
Seguendo la via dei simili si utilizzano medicinali in grado di provocare esse stesse la malattia che si vuol curare. Questa è la base della medicina Omeopatica (Omoios in greco simile).
Tale modalità di cura può apparire paradossa, ma è quella che normalmente segue la natura.

Un esempio clinico potrà chiarire il concetto: se ci si brucia il gesto più istintivo è quella di mettere la parte bruciata a contatto con l’acqua fredda, per cercare di alleviare subito il dolore (via dei contrari). Nell’immediato si ha il sollievo dalla sintomatologia,  ma successivamente si vedrà la parte arrossarsi e prodursi una vescica che andrà a riassorbirsi lentamente, con la formazione di una cicatrice. Al contrario se dopo essersi bruciati si applica, sulla parte, un impacco di acqua calda immediatamente si ha un peggioramento per l’aggravamento del dolore, ma in poco tempo si assiste alla diminuzione della sintomatologia e successivamente non si ha la vescica e la cute guarisce in breve tempo senza residui (via dei simili).

Attraverso questa regola Hahnemann giunse alla definizione e pratica della Medicina Omeopatica come la si intende oggi; egli curava le varie malattie con una sostanza, diluita e dinamizzata, capace di provocare una malattia simile a quella da curare qualora venga somministrata concentrata su una persona sana. Provò la sua teoria su tutti i tipi di malati che si presentavano allo studio, guarendo persino malati di colera.
Più il percorso avanzava e più Hahnemann acquisiva nuove idee ed esperienze che confermavano la validità della Via dei Simili.

Poi ad un certo accade un fenomeno inspiegabile: molti pazienti precedentemente curati per un tipo di malattia si riammalavano e questa volta pur seguendo la Via dei Simili la guarigione era più tarda e meno definitiva. Lo sconforto di Hahnemann fu profondo, la via era quella giusta e correttamente applicata, allora cosa impediva la guarigione? Per 12 anni lavorò incessantemente per scoprire la ragione di questi insuccessi.
Poi si accorse di cosa gli era sfuggito: la malattia non è un evento isolato, momentaneo, ma il manifestarsi esterno di uno stato di affezione profondo e silente che ogni persona porta nel suo interno; questo fu definito la “radice della pianta uomo”.

Hahnemann comprese che curare la malattia presente al momento della visita non portava alla guarigione poiché non era curata la radice della pianta.
Questo stato venne definito come Miasma[1] intendendolo come la radice profonda dello stato della persona che induce all’ammalarsi; questo fa si che ogni persona rispetto ad una medesima malattia risponda con modalità individuali ed uniche; per cui, nel percorso di guarigione, non si devono curare solo i sintomi esterni, ma considerando l’unicità dell’individuo, si deve curare anche il Miasma.

E’ naturalmente indispensabile curare i sintomi acuti, quelli che danno nel momento dolore e sofferenza, ma comprendendoli nell’unicità del paziente; superata la fase acuta si potrà trattare in modo profondo il terreno di fondo: il miasma.

Da tutto ciò si comprende come all’origine di qualsiasi malattia esista un miasma che predispone al processo patologico, causando periodicamente la ricomparsa dell’essere ammalati. Quindi nell’iniziare il percorso terapeutico omeopatico è essenziale indagare lo stato miasmatico del paziente contemporaneamente al soffermarsi sui sintomi attuali.

Perché ciò sia possibile il Medico Omeopatico deve ascoltare con attenzione il paziente, con poche domande; dalle parole pronunciate dal paziente emerge la modalità d’intendere e di vivere la malattia e sarà possibile comprendere il miasma e quindi poter applicare i medicinale “simillimum” per il paziente, quello che meglio di tutti porterà al cammino sulla Via dei Simili e quindi alla reale e vera guarigione.

[1] miasma dal greco esalazione fetida

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